STORIA DELL'IMPLANTOLOGIA


- IMPLANTOLOGIA ELETTROSALDATA -



Testo tratto dal sito www.glorenzon.it del dott. Giorgio Lorenzon - Brandizzo (TO)

 

Si intende con tale denominazione una tecnica implantologica che si pone in accordo con la tendenza moderna della chirurgia che in generale diventa ogni giorno meno invasiva.

Questo significa meno sofferenza per il paziente che ha inoltre il vantaggio di acquisire benefici funzionali immediati.

La dizione multitipo si riferisce al fatto che a disposizione dell’operatore vi sono molti tipi di impianti diversi per forma, lunghezze e calibro.

Ciò permette di adattare la struttura implantologica alle caratteristiche anatomiche del paziente. Non richiede quindi chirurgia preparatoria che utilizza a volte tecniche di trasposizione di osso da altri distretti anatomici.

L’atraumaticità che contraddistingue l’implantologia multitipo elettrosaldata la fa prediligere come tecnica di primo impiego, lasciando come seconda scelta – e solo in caso di fallimento – le tecniche più invasive.

Del resto, il fallimento a breve o lungo termine date le caratteristiche del tipo di impianti, comporta delle piccole lesioni all’apparato osseo che va incontro a riparazione spontanea per cui può essere ripetuta a breve scadenza.

La solidarizzazione degli impianti fra loro comporta poi un differente modo di distribuzione delle forze agenti sulla struttura che perde quindi l’individualità di ogni singolo impianto e partecipa invece con un mutuo lavoro al sostegno meccanico della protesi.

Il concetto più immediato nel cercare di imitare un organo nella sua funzionalità è quello di imitarne la forma e la struttura. Ma questo non è possibile nella realtà.

Quindi nel cercare di riprodurre il dente è naturale il concetto dente – monoimpianto.

Ma come si comporterebbe un ingegnere per ovviare alla mancanza della gonfosi?

Questo è un sistema perfettamente ammortizzante le forze funzionali nello stato di piena salute.

Tale meccanismo è assolutamente necessario non solo per lo scarico delle forze, ma anche per compensare le modificazioni geometriche e strutturali a cui la mandibola è sottoposta.

Tutto ciò costituisce un sistema meccanico composto da "protesi struttura implantare – osso”.

Le tre unità sono tutte sottoposte alle forze occlusionali reagendo ognuna in proprio.

 

Le reazioni singole però interagiscono fra di loro.

A) La protesi deve soddisfare:

a) Legge di Ante = superficie radicolare globale dei pilastri deve essere uguale o superiore a quella presunta dei denti sostituiti.

b) La flessione e la curva della travata sono proporzionali al cubo della sua lunghezza ed inversamente proporzionali al cubo del suo spessore. Qualunque sia la lunghezza della travata di un ponte questa viene sottoposta a sforzi di flessione. Queste spinte trasmesse dagli intermediari ai pilastri dentali sono diverse per intensità e direzione da quelle imposte alle ricostruzioni unitarie.

Le forze di spostamento esercitate su un mezzo di ancoraggio hanno una direzione medio-distale mentre su un elemento isolato sono vestibolo-linguali.

Anche solo lo scarico dei vettori forza senza apparente movimento provoca gli stessi effetti da cui la degenerazione conoide perimplantare dei monoimpianti.

 

La stessa chirurgia di Rigenerazione Ossea guidata è una conferma dell'inadeguatezza del metodo. Non vi è alcuna necessità di tale tecnica intorno alle strutture elettrosolidarizzate.

 

B) L'osso della mandibola va considerata come uno scatolato con una struttura rinforzata perimetrale da inspessimenti (linee miloioidee) e contenente una trabecolatura che ricorda la struttura honeycomb.

 

Questo complesso però non è rigido, ma è sottoposto a deformazioni elastiche, che si scaricano sull'impianto, il quale non ha possibilità di ammortizzarle in quanto privo di quella sospensione naturale che è la gonfosi.

Quindi, dato che nessun manufatto protesico è in grado di trasmettere in modo assolutamente assiale le forze alla struttura ossea e, dato che la struttura monoimplantare è priva di ammortizzazione fisiologica si viene a creare discrepanza tra flessione ossea e rigidità implantare.

Nella protesi su impianti elettrosaldati si realizza invece una adattabilità del complesso implantare che similmente alla struttura in ferro del cemento armato è in grado di seguire la flessibilità dell'osso.

 

Tutto ciò, avviene senza turbare l'equilibrio della sezione di passaggio a livello corticale (non avviene mai un collasso conoide della stessa). La protesi poi per sua stessa modalità di costruzione, appoggiandosi su una struttura monoblocco in cui non esiste praticamente diastema interimplantare (ovvero la distanza è così piccola per cui può essere assimilata a zero) scarica le forze senza flessione.

E' la struttura implantare profonda che segue il modulo elastico osseo. 

Il processo di saldatura intraorale è assolutamente innocuo e si effettua grazie agli studi del Prof. Mondani mediante una saldatrice che agisce sulle strutture in titanio attraverso un processo di compenetrazione dei cristalli senza apporto di altro metallo, chiamato appunto sincristallizzazione.

Studi preliminari in via di ulteriore sviluppo effettuati presso il reparto di Biomeccanica dell'Istituto Politecnico di Torino, evidenziano la concentrazione massima delle tensioni al collo emergente dell'impianto. Tale fatto è confermato dall'osservazione clinica del cono di riassorbimento cervicale di tutti gli impianti non solidarizzati, sia cosiddetti "osteointegrati", sia quelli "tradizionali".

Questo quadro clinico non si manifesta intorno alle strutture elettrosaldate e sostengono dell'ipotesi di una migliore distribuzione delle forze. Con tali tecniche si possono quindi by-passare distretti anatomici che controindicherebbero il ricorso alla protesi su impianto.

E' possibile quindi trattare sia mandibole molto riassorbite, sia mascellari superiori in cui siano presenti seni molto sviluppati.

La protesi costruita in metallo-ceramica permette ottimi risultati estetici associati ad un grande rispetto alla struttura parodontale.

Non è necessario usare resine od altro per ottenere l'adattamento isodromico dell'apparato protesico.

 

L'utilizzo di barre di collegamento calibrate permette l'esecuzione di strutture adatte per ancoraggio di protesi over-denture che non richiedono ulteriori manufatti da parte degli odontotecnici, con un notevole risparmio dei costi del paziente. Il lungo follow-up di questa metodica conferma i brillanti risultati a breve e lunghissima scadenza (più di 30 anni).

Tutto ciò non va confuso, come purtroppo accade, con tecniche similari per tipologia, ma con principi biomeccanici completamente diversi, per cui il termine "obsoleto" usato in modo dispregiativo da coloro che non la conoscono riteniamo debba essere cancellato e sostituito con un più preciso "sperimentato".

Lama di Pasqualini inserito da 20 anni. Quadrante di aghi inseriti da 10 anni. Quadrante con staffa inserito da 1 anno.

Un vivo ringraziamento all'amico e collega Marco Pirovano, testimone di un glorioso passato ed artefice del progresso scientifico.

 

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